NON ESISTONO PIU’ I PAPI DI UNA VOLTA

NON ESISTONO PIU’ I PAPI DI UNA VOLTA

Non esistono più le mezze stagioni. Si stava meglio quando si stava peggio. La roba fatta in Germania dura di più…. O forse no. Per la prima volta della storia un papa, come un normale impiegato,  rassegna le dimissioni e lascia il posto di lavoro dando le canoniche (non è una battuta) due settimane di preavviso; motivi di salute, motivi di famiglia diciamo noi comuni mortali, quando invece spesso è la frustrazione a prendere il sopravvento. I papi che lo hanno preceduto sono sempre stati stoici e fedeli alla linea, fino alla morte. Papa Luciani, Giovanni Paolo I, il papa democratico che ha retto il pontificato per soli 33 giorni: il primo a che parlava di se stesso senza usare il pluralis maiestatis, il primo a parlare da pastore della fede e non da delegato (tecnicamente si dice “vicario”) di Dio in terra. Un uomo semplice, un uomo aperto che appena eletto chiese di poter parlare pubblicamente alla gente. Un personaggio innovativo, ma purtroppo stroncato da una morte prematura. Poi giunse il papa globalizzatore, Karol Wojtila, il papa che più di tutti dal medioevo ha cambiato il corso della storia. Un papa che ha girato il mondo, portando l’ immagine del cattolicesimo in tutti i lati del globo, sempre vicino alla gente, sempre (almeno visivamente) vicino al popolo; non un papa che ha viaggiato solo per incontrare le cariche politiche, anche se spesso ne è stato amico anche in maniera discutibile come nel suo viaggio in Sud America dove ebbe modo di andare a visitare e stringere la mano al golpista e stragista Pinochet in Cile. Che censurò pubblicamente la condotta del cardinale salvadoregno Oscar Romero, amico dei poveri e censore del governo golpista e dittatoriale che governava e che poi ne dispose l’ assassinio. Che per primo beatificò membri del clero dal passato politico discutibile: come l’ argentino cardinale Pio Laghi, il prete che appoggiò la dittatura e che di fronte all’ opinione pubblica insabbiò sempre i desaparecidos e le stragi di regime. E come l’ arcivescovo croato Alojzije Viktor Stepinac, morto nelle carceri serbe nel 1960. Non un martire come Oscar Romero, ma un membro del clero incarcerato per stragi di guerra essendo stato riconosciuto come collaborazionista degli ustascia (i fascisti) croati durante la seconda guerra mondiale, dove nel lager di Jasenovac venivano internavano i serbi di fede ortodossa imponendo con la tortura la conversione alla fede cattolica, almeno per quelli “recuperabili” che non venivano avviati direttamente allo sterminio; lager che tra i direttori e  coordinatori vedeva anche un frate cattolico, padre Miroslav Filipović-Majstorović. Il frate dei giovani, il frate che frequenta la gente, e che in una di queste apparizioni subisce un attentato omicida, infruttuoso: Il turco Ali Agca tenta di ucciderlo a colpi di pistola, un attentato che ad oggi non ha ancora spiegazioni ne mandanti, ma solo una chiara matrice politica. Perché il papa fu il primo, supportando il sindacato cattolico Solidarnosc nel suo paese, di cui fu sponsor (anche economico), protettore e bandiera, ad incentivare le opposizioni ai regimi comunisti dell’ est che caddero tutti, alcuni pacificamente come in Polonia, altri a seguito di rivolte violente come la caduta del regime di Ceausescu in Romania.E in generale, a supportare tutti i movimenti politici anticomunisti di opposizione, riuscendo laddove Adolf Hitler durante la seconda guerra mondiale e gli Stati Uniti durante la guerra fredda avevano fallito: a far cadere il comunismo in Unione Sovietica facendo sgretolare, tramite le varie secessioni delle repubbliche federate, il grande impero ex bolscevico. Il papa che, dopo il femminismo degli anni ’60 reprime nelle sue encicliche la figura della donna nel mondo moderno, il primo papa ferocemente omofobico e che vietò strenuamente l’ uso del profilattico nei rapporti sessuali, non considerato un dispositivo di protezione della salute ma solo un anticoncezionale, un nemico del diritto alla vita imposto dal cattolicesimo (e quelli erano gli anni in cui l’ AIDS imperversava senza alcuna cura e senza che la gente fosse pronta a difendersene). E il primo papa sotto il cui mandato lo IOR retto dal Cardinale Marcinkus sovvenzionava e tangentava i propri politici in Italia e il sindacato Solidarnosc in Polonia, faceva fallire il Banco Ambrosiano traendo vantaggio dalle morti (prima di finire a processo) di Michele Sindona e del banchiere Roberto Calvi, che se avessero potuto deporre in tribunale sui loro rapporti finanziari con il Vaticano avrebbero causato un gravissimo e irreparabile danno di immagine. Praticamente un papa inarrestabile, fino alla fine, quando malgrado i problemi di motilità e di parola causatigli dal morbo di Parkinson che lo stava consumando, ancora faceva parlare di se. Poi giunse Joseph Aloisius Ratzinger, papa Benedetto XVI, un papa che ha transitato uno dei periodi più duri per il clero cattolico, un periodo di forti richieste di modernità e di vincoli irrinunciabili al passato. Il papa che nel 2008 impose le dimissioni al vescovo paraguaiano Fernando Lugo, colpevole di essere stato eletto in parlamento nelle liste di un partito progressista, candidatura non scelta da lui ma richiesta per acclamazione popolare data la fiducia e la stima che il popolo paraguaiano riponeva in lui: un papa molto sensibile ad un certo tipo di politica, soprattutto in Italia ma infastidito quando un pastore della fede viene troppo amato dal suo popolo e che per il suo popolo reclama democrazia. Il papa che, ancora prefetto della Congregazione della Fede,  si ritrovò coinvolto nelle indagini sui crimini sessuali commessi dal reverendo messicano Maciel Degollado fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo, macchiatosi di tutti i reati sessuali possibili, dagli abusi sessuali sui suoi seminaristi alla pedofilia oltre che lunghe relazioni sessuali con donne, che gli hanno fruttato ben tre figli, una ragazza con una e due maschietti con un’altra. E da papa a dover gestire le denunce per pedofilia, già note ai vertici del clero nella cattolicissima Irlanda, violenze sessuali protrattesi dal 1930 al 2000 fino alla pubblicazione da parte della stampa dei rapporti denominati “Ryan” e “Murphy”, ovvero i resoconti interni del clero irlandese che elencavano i fatti accaduti oggetto di denunciabilità in sede penale. E il papa che, a settembre 2012, primo nella storia, venne citato dall’ associazione antipedofilia SNAP (Survivors network of those abused by priests) di fronte alla Corte Penale Internazionale dell’ Aja, assieme al segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, al suo predecessore cardinale Angelo Sodano e il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale William Levada per i reati di crimini contro l’ umanità, a seguito delle centinaia di denunce per pedofilia commesse dai membri del clero occultate e messe a tacere, spesso con mezzi illegali. Il papa che, nelle sue encicliche e nelle sue esortazioni apostoliche non ha mai risparmiato posizioni omofobe e critiche degne del più profondo medioevo. Il papa dell’ accanimento terapeutico, che nel 2006 nega i funerali religiosi allo scrittore e giornalista Piergiorgio Welby, malato terminale di distrofia muscolare, ormai inchiodato al letto e che respira solo grazie ad un autorespiratore e di una tracheotomia, che chiedeva solo di poter essere abbandonato ad una morte inevitabile senza più protrarre le sue sofferenze e la sua perdita di dignità come persona. Il papa ayatollah che, lanciando un’ autentica fatwa, espone a un linciaggio morale e mediatico Beppino Englaro, il babbo di Eluana ragazza in stato vegetativo irreversibile da 17 anni ritenuto colpevole di avere richiesto di interrompere il funzionamento di tutti i macchinari, per la nutrizione, il supporto alla respirazione e delle funzioni vitali della figlia, al fine di porre fine ad una situazione ormai straziante e senza più via di uscita. Ma che nulla ha eccepito nei confronti del Cardinale Carlo Maria Martini da Milano, per il quale, alla fine di una lunga e grave malattia, ha accettato il rifiuto del prelato all’ accanimento terapeutico, lasciandolo serenamente spegnersi senza che venissero attuate procedure estreme di mantenimento forzato in vita come per Pergiorgio ed Eluana. Il papa però che, durante la crisi che sta mettendo in crisi l’ Italia intorno a lui, non predica alcuna austerità ai politici e al suo clero. Il papa che, durante il terremoto in Emilia si esprimerà con sufficienza, devolvendo ai senza tetto meno di quanto elargito dal Dalai Lama, ma che in visita ad Arezzo costerà 500’000 euro ad una municipalità sotto spending review e con una brutta caduta di stile: posti a pagamento sul piastrellato per vederlo e molti disabili in sedia a rotelle, senza biglietto, invitati ad accomodarsi in mezzo alla ghiaia e al selciato non potendo accedere alla zona “vip”, come ampiamente documentata dalla stampa locale toscana. Il papa che, in un paese dal fisco cannibale e con una Equitalia Polis spietata non rinuncia per nulla al contributo sull’ Irpef, il famoso 8 per mille, mossa che avrebbe potuto evitare al popolo italiano disagi, rincari, nuove tasse e tagli sui servizi vitali. Praticamente, tanto Papa Wojtila è stato il papa superstar, che ha avvicinato il popolo alla religione (anche se talvolta su posizioni datate ed integraliste) papa Alois Ratzinger è stato un papa “freddo”, un papa che ha sempre avuto un approccio ostico con il mondo intorno a se. Catastrofico fallimento il tentativo di avvicinarsi alla gente aprendosi un account su Twitter: oltre a varie blasfemie dal tono discutibile, anche tanta, troppa gente che nei modi cortesi e temperanti esprimeva tutta la loro insofferenza e perplessità nei confronti di ciò che era diventato il Vaticano. Un papa sotto il cui pontificato il cattolicesimo ha toccato il suo minimo storico di popolarità presso la gente. Un papa che, non avendo scritto pagine epocali nella storia, il 28 febbraio , raccoglierà i suoi effetti personali per lasciare l’ ufficio libero per chi verrà dopo di lui, probabilmente e comprensibilmente frustrato per come è mutato  il mondo tutto intorno, senza forse essersene accorto. E tutto il Vaticano, il Clero, avrebbe bisogno di una nuova rifondazione, per renderlo più vicino alla società moderna e delle esigenze delle persone di cui vogliono essere pastori di fede. In quello che sarà l’ anno più innovativo della storia: mai nello stesso anno ci sono state elezioni politiche, nuovi ministri, nuovo presidente della Repubblica e pure un nuovo papa, tutto quasi contemporaneamente.