LA SALA

LA SALA

La salaRaccontino della notte. Da stamane, ho cominciato a lavorare a casa con il pc che mi ha fornito il giornale. Ai tempi dell’invisibile bastardo, la mia nuova redazione e’ la sala da pranzo, la stanza meno abitata. Anzi, mai abitata. Si apre solo per le ‘grandi occasioni’. Come la cena della Vigilia di Natale, quando il nipotame, Anna e Pietro, i gioielli di famiglia, scende giù da Milano con sorella e cognato. Stanza ordinata, fino a stamane. Stanza stravolta, ora, perché io sono disordinata, ma guai a chi mette mano nel mio caos. Mi sono connessa alla rete del giornale sotto la visita, meglio, la telefonata guidata del cortese informatico che ho chiamato ben tre volte nel giro di due ore. Sensazione strana, lavorare da casa, con la mia amata Minnie contenta di avermi qui, sebbene a debita distanza. E’ che ogni due per tre appariva sulla soglia: “Per pranzo cosa vuoi?”, “Domani mi servono le medicine” , ” Faccio il bucato colorato”. “Oh Minnie, sono in casa, ma è come se fossi in redazione. Io qui lavoro, mica cazzeggio! “. Ha capito la lezione, una risata e via, si è ritirata nelle sue stanze. Si riparte con gli amici che ti informano di ricoveri di amici e poi ancora lutti, lacrime e strazio. ” Ma quando finirà? Quando ci sarà una buona notizia?” . Ecco, nel mare magnum di paura e dolore, un filo di speranza arriva alle 16.14, l’ora del bollettino della guerra. Cremona: sabato 341 nuovi casi, ieri 162, oggi 30. Cremona frena. Altrove non ancora. Forza, che le sacrosante misure restrittive stanno dando risultati. Certo, e’ un timido, timidissimo segnale di ottimismo nella (ho perso il conto) giornata di guerra nelle corsie degli ospedali e sotto i tendoni degli ospedali da campo, anche se poi il pensiero torna sempre li’, a questa guerra che ci ha colto impreparati, stravolto la vita, allontanato dagli affetti, strappato agli affetti. Torna a chi ha dato lo straziante addio al papà, alla mamma, al nonno o alla nonna collegato via Skype ad un letto d’ospedale. Oggi, un caro amico fraterno mi ha telefonato: “Sono in studio, ma non riesco a lavorare”, perché la testa di tutti noi è sempre inchiodata li’. Ed allora, questa sera, la testa l’ho alzata. Ho guardato il cielo. Non ho più parole per consolare gli amici sulla terra, proviamoci su. Molte volte ho ‘chiacchierato’ con i miei cari, su, in cielo. Hanno lenito il mio dolore, hanno asciugato le mie lacrime, mi hanno dato forza. Non riesco più a fare due chiacchiere nemmeno con loro. Guardo su, scuoto il capo. E basta. Aggrappiamoci a quel 30, trenta volti che combattono. Che anche a loro arrivi il mio, il nostro, abbraccio. Ed il mio, il nostro, abbraccio arrivi ai cari, meravigliosi, anziani chiusi in casa, con gli occhi che si intristiscono sempre più, ogni volta che hanno notizia della morte di un amico, di un’amica. Sono pezzi delle loro vite che l’invisibile bastardo si è portato via. La Minnie e’ donna forte, ma io i suoi occhi li osservo. Sono tornata in sala, dai finestroni ho ammirato il nostro bellissimo Torrazzo. Nel silenzio, mi è apparso ancora più imponente. Ho spento il pc. Poi un’altra triste notizia. Si è spenta la voce dello stadio Zini, Michelangelo Gazzoni. ” La Cremonese scende in campo con…”. Dormirò poco anche stanotte. Scusate il disturbo.